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Gucci

Incedono portando in scena una marcia funebre, seguendo il ritmo di una litania, le donne di Alessandro Michele per Gucci. Tanto che il designer per sospendere la poesia decide di non comparire al termine della presentazione. L’atmosfera è cupa nonostante la profusione di rosa e specchi del set. Eppure la sfilata è una dichiarazione d’amore: la L di love ossessivamente messa in bella mostra a ricamo degli abiti. Le 76 uscite, che altrove sarebbero risultate ridondanti, sono invece perfettamente digeribili chez Gucci. Ogni look crea aspettativa per il successivo quasi che quanto appena visto non sia abbastanza. Il che è improbabile: gli accessori sono un vero overload visivo – occhiali ricoperti di Swarovski, grandi cappelli, platform-shoes che impongono quell’incedere così funereo. La maestria nella confezione dei capi viene esaltata; impressionano la pelliccia che sfrangia scampoli di seta, gli intarsi, i ricami, le stampe opera dell’illustratrice @mrsjaydefish. Con il suo défilé Gucci apre le porte di un freak show, di una wunderkammer in cui gli abiti sono gli oggetti che ne fanno un mondo fantastico. Il designer la definisce una Magic Lantern. È l’ennesima prova degna di nota di Michele che ha avuto il merito di definire un’immagine, a tratti difficile, ma soltanto sua. I detrattori diranno che è remix di tanto già visto. Eppure nell’epoca digitale del cut&paste e dell’overload informativo questo mash up risulta quanto mai originale.

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Alberta Ferretti

Alberta Ferretti, diversamente dalla piega tutta romantica alla quale ci ha spesso abituati, per la p/e 2017  propone un’iterazione nuova. Non mancano gli imperativi categorici della stilista: la scelta dei tessuti su tutti. Neppure le forme raccontano un corso così diverso. Eppure la sensazione generale è che per la prossima estate Alberta abbia immaginato una donna meno fanciulla e più sensuale, un’amazzone gentile. L’uso del colore è assoluto, molto bianco, moltissimo nero. Le cinture in vita sovrapposte in più esemplari ad emulare un’armatura. È una donna che senza perdere la sua femminilità e il suo garbo si muove consapevole di essere chiamata a lottare.  A strizzare l’occhio alle vendite le babbucce di ispirazione marocchina, iper decorate, già it-shoe di questo autunnno/inverno e Bella Hadid in apertura: che sia lei la cliente tipo per questa collezione?

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Roberto Cavalli

Le collezioni di Peter Dundas da Cavalli sono state fino ad oggi molto discusse. Il designer sembrava aver perso quel tocco da Re Mida che lo aveva accompagnato negli anni alla direzione creativa di Pucci. La collezione per la p/e 2017 è un riscatto a tutto tondo. Questa collezione è very Cavalli e ugualmente non potrebbe che portare la firma di Dundas. Gli anni ’70 sono da sempre la sua ossessione e sulla passerella la sua maestria nel reinterpretarli con savoir-faire è evidente. Il taglio scampanato dei pantaloni e gli accostamenti azzardati e deliranti nel patchwork sono esattamente quello che ci si aspettava sin dall’inizio del suo arrivo da Roberto Cavalli. Ammiccante quanto basta al gusto delle nuove generazioni, è dimostrazione che Dundas, quel tocco, non l’ha perso.

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N21

N21 è il personale riscatto di Alessandro Dell’Acqua. Motivato sopra ogni cosa a raccontare la sua (nuova) storia, spesso sfuggendo ai trend stagionali. La collezione vista ieri per la p/e 2017 è esattamente un reload di tutto quanto ha fatto di N21 un marchio di successo. In questa occasione si nota una certa attitudine punk, ai confini del diy (do-it-yourself). I tessuti sono rotti, decomposti, la sottogonna si mette in bella mostra. A fare da contraltare le pump in velluto, iper-femminili. La verità è che Alessandro Dell’Acqua è uno di quei designer che sa come rendere belle le donne, suggerendo quella sensualità intellettuale che è sua cifra distintiva. 

Pushed by Martino Carrera

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