Dici Milano, dici Rinascente. Tra i simboli della città, oltre ai Navigli, alla Madonnina e ai cocktail col Campari, c’è senza dubbio lei, l’altra cattedrale. Molto più che un luogo di shopping, con i suoi sette piani affacciati sul Duomo, questo negozio rappresenta fin dal 1917, quando D’Annunzio ne sceglie il nome “semplice, chiaro e opportuno”, la capacità d’innovazione connaturata nel Dna meneghino.  Un secolo di storia che il grande magazzino ha deciso di celebrare con la mostra “LR100. Rinascente, Stories of Innovation” promossa e prodotta dal Comune di Milano, a Palazzo Reale fino al 24 settembre.

Opere d’arte, grafica, oggetti di design, immagini storiche e contributi inediti illustrano al visitatore come questo negozio abbia scritto capitoli importanti nella storia del costume, della comunicazione e della grande distribuzione di Milano e dell’Italia.

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Albe Steiner – “Si riapre il 4 Dicembre 1950” manifesto

Un ruolo di primo piano Rinascente l’ha avuto nel mondo dell’arte, ad esempio: per il suo marchio hanno infatti lavorato Marcello Dudovich, artista triestino che negli anni ’50 firma manifesti pubblicitari dal gusto squisitamente liberty, Albe Steiner, responsabile degli allestimenti fino al 1955, ma anche Gio Ponti, coinvolto nella creazione di linee d’arredamento, Bruno Munari, Roberto Sambonet e Mario Bellini. Tutti personaggi rappresentati all’interno della mostra con alcuni pezzi iconici (la scimmietta Zizì di Munari, ad esempio), a raccontare del ruolo di Rinascente come catalizzatore culturale, ponte tra un mondo dei consumi e un universo artistico che sempre più spesso si frequentano e si compenetrano l’uno con l’altro.

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Bruno Munari – Zizi giocattolo in gommapiuma armata Pigomma Spa

Affascinante testimonianza di come un negozio possa assurgere a luogo-simbolo, scenario d’incontri e vicende, è invece la sezione dedicata alla cinematografia: un montaggio di clip italiane e straniere in cui La Rinascente è, più che sfondo, coprotagonista della scena e parte dell’immaginario collettivo di un intero Paese. Di un modo di essere e di guardare il mondo profondamente milanese e, al contempo – o forse proprio per questo – schiettamente internazionale.

Pushed by Gloria Presotto

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