A moltissimi il nome non dirà assolutamente nulla ma per gli appassionati della fotografia analogica Impossible Project significa scatta e sviluppa.
Al grido di salviamo le pellicole dall’avvento del digitale, nel 2008, grazie agli sforzi di dieci ex dipendenti di Polaroid, è nata una gamma rinnovata di pellicole a sviluppo immediato, rivolta sia al pubblico generico che agli artisti, pubblicitari, grafici, designer e stilisti.

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I fondatori, Florian Kaps, Andrè Bosnam e Marwan Saba, dopo la cessazione di produzione di pellicole dello storico marchio, decisero di non rassegnarsi all’avanzare dei tempi e, intravedendo una opportunità unica di riportare in auge la pellicola per Polaroid (oltre che un sicuro guadagno data la grande quantità di estimatori rimasta senza possibilità di trovare rullini adeguati), iniziarono la produzione di una grande varietà di pellicole di genere.
Si parte dalla sezione a colori e in bianco e nero da 100 e 160 ISO per il modello Polaroid SX-70, a quelle in bianco e nero e a colori (600 ISO) per il modello di macchina più classico la Polaroid 600. Recentemente è stata presentata anche la nuova macchina fotografica l-1, dal design minimal e dotata anche di app che permette di controllare la telecamera a distanza tramite telefono (via bluetooth).
Oggi Impossible Project ha monomarca e uffici in Europa, Asia e America nonché una serie di rivenditori locali in tantissimi stati e regioni, Italia compresa.

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Bistrattata, costosa e dalla qualità scadente, la Polaroid non è mai stata considerata dai fotografi professionisti una macchina fotografica a tutti gli effetti, piuttosto un surrogato giocoso del mezzo, il più delle volte sottovalutato e ovviamente sconsigliato per chi vuole imparare l’arte fotografica. Ma durante il decennio degli eighties fu una vera e propria corrente di pensiero, un modo di ritrarre il mondo mordi e fuggi, o meglio clicca e stampa, classico delle grandi masse di turisti che si spostavano sempre più facilmente nei luoghi di villeggiatura. La Polaroid, già un lusso per pochi al tempo, permetteva l’immediato a scapito della qualità, una fotografia divertente realizzata da fotografi impazienti che non avevano intenzione di aspettare lo sviluppo del rullino una volta tornati a casa.
Ultimamente invece, complice anche la moda delle macchine della scuderia Lomography, l’analogico è tornato di scena e con lui quella passione per il vintage di fine anni ’70 – inizio ’80. Chissà che con l’avvento di Impossible Project questo stile e modo di scattare non si diffonda a macchia d’olio riuscendo a conquistare quella fetta molto consistente di utenti addicted degli smartphone, sicuramente i più difficili da convertire.

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Pushed by Luisa Lenzi

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